Descrizione

Guardare le opere di Piero Motta è come entrare ogni volta in una storia. Ci entri dentro, la osservi, le giri attorno, la accarezzi e ti sembra di percepire le sue mani e i suoi occhi che lavorano; prendi parte a un gioco creativo istintivo e geniale, e ti domandi sempre come riesca a farlo. Ti domandi come possa estrarre tanta armonia da qualcosa che prima era stato scartato da qualcuno che non sapeva che farsene. Perché Piero raccoglie gli oggetti di un mondo per crearne un altro, diverso e magico, fatto di tutte le storie che gli girano in testa che ti catturano e ti lasciano stupito.

La passione con la quale lavora la materia traspare dalle espressioni corporee delle sue figure antropomorfe, alle quali sa imprimere disperazione, drammaticità, conflitto interiore ma anche ironia, leggerezza, umanità e amore. Le sue mani sanno creare immagini da elementi che, apparentemente privi di vita, prendono forme che non ci si aspetta. Nelle sue storie Piero gioca su simbologie e metafore che toccano tanti temi, ma che si concentrano nell’elemento fondamentale della sua poetica: l’uomo e la sua materia.

Che quest’uomo sia fatto di metallo, di pietra o di legno non importa affatto, perché Piero sa rendere vivace qualsiasi oggetto inerte. E si sente subito quanto Piero si diverta a dare forma alle cose, rendendole vita.
Ha un potere generatore così forte che anche l’ironia diventa messaggio pregnante.

Le forme armoniche tondeggianti della serie “ruggine” lasciano lo spettatore esterrefatto davanti a tanta creatività che si domanda come sia possibile che qualcuno sappia vedere negli oggetti forme che prima non c’erano, quasi fossero sempre state lì, e che solo sotto il suo sguardo ingegnoso siano potute venire alla luce.

Come nei suoi “attrezzi” che diventano cose altre dalla loro natura, perché forse la loro vera natura era proprio questa. Piero è un artista della materia, dalla quale sa estrarre la sua essenza e la sua sintesi, in un gioco creativo che nella sintesi stessa ha trovato il suo messaggio più importante: Piero crea perché è l’istinto che lo guida. Un istinto al quale lo spettatore, inevitabilmente, è grato.

(Roberto Ronca)