Descrizione

Con un linguaggio espressivo maturo l’artista esplora l’oggetto tazza, superandolo nei suoi valori aneddotici ed esteriori, riconducendolo ad essere elemento seriale di un gioco combinatorio che si può estendere all’infinito come “Le colonnazze” oppure conferendogli una narratività e un potere evocativo con cui inanellare racconti visivi e plastici, si vedano le chiassose e pettegolanti parentazze.

Dalla metà degli anni ’90, in sintonia con una cultura del recupero rivolta ai materiali di consumo, Matilde alimenta una sensibilità tesa a rimodellare lo scarto per inserirlo in serene e razionali strutture compositive che esaltano le qualità formali e comportano un gradiente di umorismo e divertito stupore.

La grande coerenza di Matilde si rivela nel fatto che ella estende la meticolosa attenzione ai valori materiali e formali delle tazze anche al mondo delle parole, dove sviluppa soprattutto le componenti consonantiche, e tazza diviene un generico suffisso che sta a designare delle operazioni di montaggio di illusioni famigliari ma irrazionali.